METTERSI IN GIOCO IN ATTIVITA' OUTDOOR...NE VALE VERAMENTE LA PENA?
- Vittorio Mellini
- 4 dic 2022
- Tempo di lettura: 2 min

L’obiettivo delle attività Outdoor e più in generale della formazione esperienziale è quello di sospendere le attività ripetitive quotidiane per creare uno spazio dedicato all’azione e alla riflessione che consenta al singolo individuo di intraprendere un percorso di crescita ed evoluzione personale.
A questo proposito è particolarmente efficace portare i partecipanti “fuori” sia dalla realtà quotidiana sia dall’aula cioè da situazioni di apprendimento che in certi casi non sono in grado di generare quel necessario livello di coinvolgimento e partecipazione necessario ad una acquisizione di nuove competenze personali e professionali.
Ecco allora che arrivo alla domanda provocatoria del post; ne vale veramente la pena? È veramente necessario “mettersi in gioco” (in molti casi nel vero senso del termine), “sporcarsi le mani” o come spesso accade lanciarsi in un confronto con i propri limiti e le proprie paure (che siano quelle di recitare in pubblico, scalare una parete, avvicinare un cavallo o altro)?
Dal mio punto di vista la questione è piuttosto chiara, le attività esperienziali possono essere estremamente utili a patto che non si riducano ad esperienze fini a sé stesse dove l’individualità ha il sopravvento sulla gruppalità, la pericolosità è eccessiva e l’aspetto ludico e aggregativo lasciano il posto ad altri fattori non sempre funzionali al raggiungimento degli obiettivi formativi, alla soddisfazione dei bisogni e allo sviluppo delle competenze.
Affinché un’attività di formazione esperienziale possa definirsi di qualità occorrono alcune condizioni:
- Un chiaro riferimento ai principali bisogni che si andranno a soddisfare: Nella formazione esperienziale il rischio che la formazione erogata non sia collegata ad una accurata analisi dei bisogni è maggiore proprio per la sua valenza metaforica.
- Un coinvolgimento emotivo che consenta di percepire come significativa l’esperienza che stiamo vivendo.
- La creazione di situazioni di apprendimento (più o meno formali) e il collegamento dell’esperienza con attività capaci stimolare e incoraggiare la riflessione. A questo proposito è fondamentale che venga dosata bene la dimensione agita e quella riflessiva.
- Un coinvolgimento attivo dei partecipanti e del formatore che interessi la sfera professionale e personale e che riguardi aspetti di natura cognitiva, fisica, emotiva, comportamentale e sociale.
- Un’equilibrata unione di aspetti pratici e teorici, dosando insieme attività concrete con una solida teoria di riferimento.
Se almeno queste semplici condizioni verranno rispettate da chi organizza e coordina le attività, l’esperienza che andrete a vivere sarà sicuramente positiva e per alcuni di voi straordinariamente ricca di nuove consapevolezze sulle quali riflettere.
E così potremo dire “ne è valsa la pena”….anche di scrivere questo articolo
Ciao a tutti!
V.M.
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